25 gennaio 2016

Lo sviluppo del linguaggio secondo Montessori

Ora che la posizione eretta è stata conquistata e la bipedia è gestita con una discreta dose di autonomia e sicurezza, Alessia si sta concentrando sul linguaggio.
Sia chiaro, camminare per la casa trasportando oggetti rimane una delle sue principali attività. Tuttavia ogni azione è accompagnata da suoni a commento e, sempre più precisamente, da parole. Così, attraverso la parola, lei comincia a portare verso il mondo esterno il suo mondo interiore.
Era già evidente da un paio di mesi che la sua comprensione del linguaggio parlato fosse maggiore di quanto potesse dimostrare a parole. Ora, però, l'attenzione verso l'oggetto è unita al tentativo di dare un nome alle cose. La sua soddisfazione nel sentirsi in grado di nominare coerentemente gli oggetti (es. tazza, pane, buccia) o le azioni (es. coccole, nanna) è ogni giorno più evidente.
Noi vediamo la frustrazione come un'esperienza negativa e ci affanniamo a dare un senso ai suoi suoni nel più breve tempo possibile. Tuttavia, come ricorda Paula P. Lillard nel suo libro "Montessori from the start", è proprio la frustrazione che spinge il bambino ad andare oltre all'emettere suoni fini a loro stessi e a sviluppare le connessioni tra i suoni e il loro significato.
Per Maria Montessori il linguaggio è la base della vita sociale, perchè "determina quella trasformazione dell'ambiente che noi chiamiamo civilizzazione".
La descrizione che Maria Montessori ne fa nel suo libro "La mente assorbente" è davvero affascinante.
Il periodo sensibile per il linguaggio si estende per un arco temporale abbastanza ampio rispetto ad altri periodi sensibili e va dalla nascita all'età di circa 6 anni. Come in ogni periodo sensibile, il bambino ha la possibilità di sviluppare una competenza -in questo caso il linguaggio- sulla base di un interesse naturale e senza sforzo alcuno.
Infatti  il bambino non impara il linguaggio in maniera conscia, bensì lo "assorbe" dall'ambiente. Non è la madre che insegna il linguaggio, ma quest'ultimo si sviluppa naturalmente come creazione spontanea attraverso un lavoro che si compie nell'inconscio profondo. Ed è un meraviglioso processo di apprendimento spontaneo, che segue leggi determinate e attraversa le stesse fasi uguali per tutti i bambini e per qualsiasi linguaggio, per quanto complesso possa essere.
Maria Montessori parla di "nebule", ovvero energie creative che guidano il bambino ad assorbire l'ambiente, così come in astronomia ci si riferisce alle "nebulose" dalle quali originano i corpi celesti.
E nel libro "La mente del bambino" afferma: "Per esempio dalla nebula del linguaggio il bambino riceve stimoli e direttive per creare in se stesso il linguaggio materno che è peculiare del suo ambiente. [...] Grazie alle energie nebulari del linguaggio il bambino diviene capace di distinguere i suoni del linguaggio parlato dagli altri suoni e rumori che gli giungono mescolati nel suo ambiente".
La nebula del linguaggio non contiene di per sè gli elementi specifici del linguaggio che si svilupperà nel bambino, "ma da questa nebula ogni lingua, che il bambino [...] troverà nel suo ambiente, [...] si svilupperà nello stesso tempo e con lo stesso procedimento in tutti i bambini del mondo".
Questo procedimento di apprendimento del linguaggio non è un processo lineare, bensì ha uno sviluppo caratterizzato da sbalzi, esplosioni che continuano fino all'età di circa 2 anni, 2 anni e mezzo e si accompagna alla rapida formazione del cervello che avviene in questo periodo. Dopo quest'età inizia un nuovo periodo nell'organizzazione del linguaggio che continua a svilupparsi senza esplosioni, ma sempre in modo vivace e spontaneo fino ai 5-6 anni, momento che coincide, appunto, con la fine del periodo sensibile del linguaggio. In questa ultima fase di sviluppo, il bambino perfeziona via via la composizione delle frasi e arricchisce il proprio vocabolario di migliaia di parole.
Noi genitori siamo spettatori di un immenso lavoro che nostro figlio compie nell'inconscio e le cui manifestazioni esterne sono solo una minima parte.
Ma siamo anche molto di più.
Se è pur vero che il bambino svolge questo imponente compito prevalentemente in autonomia e spontaneamente, è anche innegabile che la nostra interazione in questo processo può migliorare la qualità del risultato.

La stessa Montessori sottolinea come la quantità e la qualità delle lallazione nei neonati sia correlata alla quantità di attenzione che i genitori prestano al bambino. Se i genitori rispondono ascoltando e imitando, la lallazione viene stimolata. Allo stesso modo, una mancanza di risposta può condurre ad una minor lallazione. In questo senso si capisce come il dialogo tra genitore e bambino sia fondamentale fin dalla nascita.
All'età di 12 mesi il bambino pronuncia le sue prime parole intenzionali e ha imparato almeno sei parole, per poi continuare ad aggiungere nuovi nomi ed espressioni ogni mese. Poi, quando ha raggiunto un vocabolario di circa 50 parole, avviene la prima esplosione: il bambino impara nuove parole ogni giorno.
All'età di 3 anni l'approccio al linguaggio, e di conseguenza il livello di raggiungimento di molte aree della propria formazione, è in ampia misura determinato.
All'età di 4 anni i bambini hanno già incorporato tutte le regole della sintassi.
Da ciò risulta evidente come la qualità del linguaggio al quale il bambino è esposto altera in maniera permanente sia la sua struttura cerebrale, sia il suo funzionamento.

Allora come posso aiutare Alessia in questo meraviglioso percorso?

Ho cercato di raccogliere alcuni consigli pratici che ci mettano in grado, come vorrebbe Maria Montessori, di offrire al bambino "l'aiuto di cui ha bisogno e una guida perché non vada innanzi da solo".
  • Parlare al bambino fin dai primi istanti di vita e poi sempre accompagnando i movimenti della giornata (es. bagno, vestizione, cambio pannolino, ...). Parlare con un linguaggio  chiaro e adulto, senza pensare che non sia ancora in grado di capire
  •  Nominare gli oggetti che si utilizzano e descrivere le azioni coinvolte. Fare notare le differenze tra gli oggetti.
  • Comporre frasi semplici e concrete che si riferiscono al presente
  • Usare frasi ed espressioni semplici, ma rispettando la complessità dell'azione e la padronanza del linguaggio
  • Parlare piano (inteso come lentamente, ma perché no, anche con un tono di voce non eccessivo)
  • Utilizzare una grammatica corretta e una pronuncia chiara
  • Parlare direttamente al bambino. E' molto importante perché è proprio l'interazione nel linguaggio che consente uno sviluppo più efficace. La televisione e l'ascolto passivo non sono di particolare aiuto in tal senso.
  • Prestare attenzione ai suoi tentativi di utilizzare le parole
  • Spiegare al bambino le cose prima che lui le viva, nel momento in cui le sta vivendo e dopo averle vissute;
  • Fare domande e utlizzare ripetizioni ed elaborazioni per incoraggiarlo
  • Chiamarlo con il proprio nome. In questo modo gli si attribuisce una identità relazionale in un processo di sviluppo.
  • Ripetere, ripetere, ripetere. Il bambino ha bisogno della ripetizione per rinforzare le specifiche connessioni neuronali nel cervello.
Non da ultimo, credo che la lettura e il raccontare storie siano efficaci strumenti che abbraccino non soltanto il linguaggio, ma anche lo sviluppo emotivo e la creatività.

Bibliografia:
Maria Montessori, La mente del bambino
Elena Balsamo, Libertà e amore
Paula Polk Lillard, Lynn Lillard Jessen, Montessori from the start: the child at home, from birth to age three
Clara Tornar, La pedagogia di Maria Montessori tra teoria e azione 




Nessun commento:

Posta un commento