14 aprile 2015

Mamma spegni la TV! ...Ma anche il cellulare!!


Un post sull'isolamento tecnologico? Non esattamente. Piuttosto sull'attenzione che riserviamo ai nostri figli.
Nel decalogo del genitore montessoriano che ho citato alla fine del precedente post "I talenti del genitore montessoriano", compare il consiglio "Spegnete la TV", regola piuttosto scontata da seguire a casa nostra dove la televisione ha un peso davvero marginale. E quindi fin qui tutto facile. Esistono, però, nuovi ambiti di tecnologia che occupano una parte sempre crescente del tempo delle famiglie e di questo vorrei parlare qui.

Io sono cresciuta in una famiglia nella quale la TV ha sempre occupato uno spazio piuttosto ampio della nostra socialità, come suppongo nella maggior parte delle famiglie con figli piccoli e adolescenti a cavallo tra gli anni '80 e '90. Mantengo un ricordo piuttosto vivido della nostra famiglia riunita a tavola intorno alle 20 mentre i nostri genitori desiderosi di seguire il telegiornale lottano a colpi di telecomando con me e mia sorella incaponite con il cartone animato di turno (una volta la pallavolista, poi la cugina, poi la ginnasta ritmica seguita dal giovane giocatore di golf, poi i due amici calciatori, poi la bambina sfigata che si trasforma in cantante, l'attrice purista del metodo Stanislavskij e potrei citarne almeno un'altra decina...). Non me ne vogliano i miei genitori, magari più di una sera avremo anche chiacchierato delle nostre giornate, ma i miei ricordi non sono focalizzati su questo aspetto (a onor del vero, aggiungo però che queste serate erano ampiamente ricompensate da meravigliosi viaggi in camper in giro per il mondo, nei quali la tv era solo un vago ricordo....).
Risultato: appena ho potuto vivere per conto mio ho deciso che le cene sarebbero state rigorosamente a tv spenta. Infine ho deciso che la TV sarebbe stata spenta sempre e in casa nostra ora si guarda per un totale di 2 ore a settimana (arrotondando per eccesso).

Ma cosa c'entra la TV con il cellulare?

Secondo me c'entra. A guardarmi attorno credo che ai nostri figli (adolescenti ma anche più piccoli) succederà con il cellulare quello che a me è successo con la TV. Il Cellulare (insieme a suo cugino il Tablet) è come un buco nero che assorbe la nostra attenzione e anche il nostro essere veramente presenti con l'altro. Fino a qualche mese fa non avevo un profilo facebook (non più, almeno da tre anni) e con il mio vecchio cellulare non funzionava nemmeno whatsapp... Ora Alessia è piccola, ma io credo che si accorga di quanto tempo io passi al cellulare mentre la allato o la porto in giro per casa in braccio... A volte guarda questo oggetto che io tengo così spesso in mano, che emette suoni, luci e mi sembra già perlessa, oltre che ovviamente incuriosita. Sento che è ora di invertire la tendenza prima che sia cresciuta e più cosciente...

Qualche anno fa lessi un libro su consiglio di mia sorella, un libro molto interessante, che poneva già alcuni interrogativi su come la tecnologia (leggi cellulari, facebook, etc) creasse un crescente isolamento dietro l'apparente illusione di essere sempre connessi agli altri.
Il libro è "Insieme ma soli. Perché ci aspettiamo sempre di più dalla tecnologia e sempre meno dagli altri." di Sherry Turkle, che esplora l’impatto sociale e psicologico delle nuove tecnologie - computer, videogiochi, robot - nei paesi tecnologicamente avanzati. L'autrice, psicologa laureata ad Harvard e definita l’“antropologa del cyber-spazio”, è una della massime esperte degli effetti della cultura digitale sulla società. Il libro meriterebbe uno spazio più ampio, ma rischieremmo di andare fuori tema (per chi volesse approfondire: vedi link consigliato alla fine del post).
Per quel che riguarda la mia riflessione, ne riporto un breve passaggio, con l'auspicio che ogni genitore possa ripensare al proprio rapporto con il cellulare rispetto al tempo trascorso in famiglia.
Questi adolescenti sono cresciuti con genitori che ai giardinetti parlavano al cellulare e controllavano i messaggi: con una mano spingevano l'altalena e con l'altra scrivevano un sms. Quando i teenager parlano della loro infanzia ricordano i genitori attaccati ai loro dispositivi mobili durante il tragitto a scuola, o quando in famiglia si guardavano i film della Disney. Una studentessa al primo anno di college racconta che quando suo padre le leggeva i libri di Harry Potter veniva periodicamente interrotto dal BlackBerry. I BlackBerry e i laptop andavano in vacanza con la famiglia. I fine settimana in campagna venivano abbreviati se l'hotel non aveva la connessione internet. [...]
Fin dalla più tenera età questi adolescenti hanno associato la tecnologia a un'attenzione condivisa. Il telefono, prima di diventare un elemento essenziale nella vita di un bambino, è il suo concorrente, e un concorrente che il bambino non sempre pensa di poter battere. E queste cose non sono molto diverse negli anni dell'adolescenza. [...]
I figli si sono sempre litigati l'attenzione dei genitori, ma questa generazione ha sperimentato qualcosa di nuovo. Prima i figli dovevano vedersela con genitori che si assentavano per andare a lavorare, vedere gli amici o uscire da soli; oggi lottano con genitori che sono fisicamente vicini, vicini anzi in modo allettante, ma mentalmente altrove. La descrizione che Hannah fa di sua madre, che quando va a prenderla a scuola la saluta senza alzare lo sguardo dal BlackBerry, mette in evidenza un contrasto doloroso tra la donna che si preoccupa di andare a prendere la figlia e la donna che non stacca gli occhi dallo schermo. Lon dice che gli piaceva di più quando suo padre aveva un computer fisso, almeno lavorava da un posto specifico: adesso suo padre si siede accanto a lui sul divano a guardare le partite di football ma nel frattempo usa il BlackBerry. Siccome sono fisicamente vicini, l'atteggiamento sembra escludere ancora di più. [...]
Miguel dice che non è facile chiedere al padre di posare il BlackBerry, dato che anche lui manda sms quando sono in macchina insieme: "Ha un figlio che scrive sms, quindi perché lui non dovrebbe farlo?". Ma quando i genitori che vedono i figli controllare il proprio cellulare si sentono autorizzati a fare lo stesso con il proprio, non tengono conto di una cruciale asimmetria: gli adolescenti multitasking sono esattamente questo, adolescenti. Vogliono e hanno bisogno dell'attenzione degli adulti. Sono disposti ad ammettere che spesso si sentono sollevati quando un genitore chiede loro di mettere via il cellulare per parlare un pò insieme. Ma perché i genitori facciano questa richiesta - inutile a dirsi - anche loro devono posare il cellulare. [...]. A volte sono i figli [...] che tentano di insistere che la cena sia un'occasione per chiacchierare, un'occasione per stare senza smartphone. Ma l'abitudine a ripartire l'attenzione è dura a morire.
Ad essere desiderato, qui, è il piacere raro e sospirato dell'attenzione totale."
(Sherry Turkle, Insieme ma soli. Codice Edizioni, pag. 334-336)

E dunque, dopo queste parole, penso sia importante ricordarci di:
  • Terminare qualsiasi conversazione telefonica prima di relazionarci con i nostri figli (che sia il rientro a casa dopo il lavoro, l'uscita dall'asilo, dalla scuola, ecc) 
  • Guardare i nostri figli negli occhi quando ci parlano, e non il cellulare
  • Dare ai nostri figli l'attenzione totale che si meritano quando siamo in loro presenza, riservando al cellulare e a tutto quello che ci sta dentro (facebook, twitter, whatsapp, mail, ecc) uno spazio limitato, magari controllandolo solo in determinati e limitati momenti.
Sforziamoci di tralasciare ogni tanto i nostri "sé allacciati", come li chiama la Turkle, e aiutiamo noi stessi e i nostri figli a trascorrere del tempo da soli, nella natura, con la famiglia e insieme agli altri in modo più autentico e realmente presente.

Infine, per un commento generale sul libro lascio la parola a chi è più competente di me in materia di nuove tecnologie, nonché più autorevole e vi invito calorosamente a leggere questo post.

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