Questo blog tace ormai da 18 mesi e 7 giorni.
In mezzo: un trasloco dalla nostra casa tra le montagne ad una "nuova" città, l'inizio della scuola dell'infanzia, agende piene di impegni e orari scritti in matita sempre da scrivere, cancellare e riscrivere.
E Montessori?
Montessori qualche giorno c'è, qualche giorno non c'è.
Qualche giorno sono la mamma che ho sempre sognato di essere. Qualche giorno proprio non ci sono e "seguire il bambino" è più difficile quando anche io non so bene dove sono.
La scelta di una scuola dell'infanzia non montessoriana, ma estremamente attenta allo sviluppo emotivo del bambino, ha reso i percorsi di questi mesi molto interessanti stimolando anche nuove angolazioni educative. Quindi mi sono presa una pausa dalla tematica principale e mi sono anche (più o meno) rilassata nelle mie alternanze tra pacata ed equilibrata mamma montessoriana e frenetica e squilibrata mamma standard che improvvisa la giornata un pò come viene.
Il pensiero di scrivere post e aggiornare questo blog innescava una vaga ansia da prestazione che ho deciso di lasciare decantare per qualche tempo.
"Una madre e un figlio si avvicinano l'una all'altro, fino a che le punte dei nasi si toccano. Si guardano, come civette, e iniziano a giocare.
- Cosa c'è in fondo ai miei occhi? - chiede il bambino.
- Non vedo niente - risponde lei.
In fondo agli occhi dei bambini c'è un bruscolino invisibile di stupore. Sono occhi più grandi del normale, non vedono cose diverse, le vedono meglio, le girano e rigirano per osservarne ogni lato: dietro, sotto, di sghimbescio.
[...]
La meraviglia è l'aspetto luminoso del dubbio, si sofferma sugli oggetti come se li vedesse per la prima volta, interrogandosi sul loro significato. Lo sguardo si posa sulle cose pietrificate dalla banalità, animandole e rendendole straordinarie. E' un sentimento, non un fatto: è una passione improvvisa che sembra sospendere il mondo, ma poi bisogna disfarsene in fretta, per tornare a porsi domande.
Ma nella nostra epoca c'è un grosso ostacolo alla meraviglia. [...] l'uomo contemporaneo è ridotto unicamente alla dimensione del lavoro, della tecnologia, dei consumi. L'individuo è a tal punto alienato da non rendersi neppure conto della perdita di sé, in particolare della propria capacità di resistenza. Produce e soddisfa una serie infinita di bisogni artificiali, creati ad hoc. Pagare a rate il telefono, spendere la tredicesima per la vacanza a Formentera, chiedere un finanziamento per la cucina di design.
E' schiavo l'uomo di oggi, ma crede di essere padrone: quella che definisce libertà è, in realtà, "una confortevole, levigata, ragionevole, democratica non-libertà". Conosce un solo sistema, e lo reputa il migliore dei sistemi possibili. Ma quando si è imbavagliati dal migliore dei sistemi possibili la meraviglia muore. Perchè la meraviglia è il grande rifiuto di ogni sistema.
[...]
In fondo agli occhi dei bambini c'è un bruscolino invisibile di stupore. Sono occhi più grandi del normale, non vedono cose diverse, le vedono meglio, le girano e rigirano per osservarne ogni lato: dietro, sotto, di sghimbescio.
[...]
La meraviglia è l'aspetto luminoso del dubbio, si sofferma sugli oggetti come se li vedesse per la prima volta, interrogandosi sul loro significato. Lo sguardo si posa sulle cose pietrificate dalla banalità, animandole e rendendole straordinarie. E' un sentimento, non un fatto: è una passione improvvisa che sembra sospendere il mondo, ma poi bisogna disfarsene in fretta, per tornare a porsi domande.
Ma nella nostra epoca c'è un grosso ostacolo alla meraviglia. [...] l'uomo contemporaneo è ridotto unicamente alla dimensione del lavoro, della tecnologia, dei consumi. L'individuo è a tal punto alienato da non rendersi neppure conto della perdita di sé, in particolare della propria capacità di resistenza. Produce e soddisfa una serie infinita di bisogni artificiali, creati ad hoc. Pagare a rate il telefono, spendere la tredicesima per la vacanza a Formentera, chiedere un finanziamento per la cucina di design.
E' schiavo l'uomo di oggi, ma crede di essere padrone: quella che definisce libertà è, in realtà, "una confortevole, levigata, ragionevole, democratica non-libertà". Conosce un solo sistema, e lo reputa il migliore dei sistemi possibili. Ma quando si è imbavagliati dal migliore dei sistemi possibili la meraviglia muore. Perchè la meraviglia è il grande rifiuto di ogni sistema.
[...]
Una
madre e un figlio si avvicinano l'una all'altro, fino a che le punte
dei nasi si toccano. Si guardano, come civette, e iniziano a giocare.
- Cosa c'è in fondo ai miei occhi? - chiede il bambino.
- I battiti del cuore degli adulti, aritmici, come lucine del luna park, una accesa una spenta; e poi ci sono supereroi metafisici, tramonti di lustrini verdi e gialli e blu, storie fantastiche con draghi viola e balene fantasma e anche la maglietta col leone che ruggisce - risponde lei.Perchè essere madre significa reimparare lo stupore, è un esercizio di meraviglia."

Meno male che l'altro giorno all'asilo, i nostri bambini si sono tolti tutti i vestiti e hanno pitturato con il corpo.
"La libreria di una mamma è zeppa di manuali per genitori. [...] Una madre li ha letti tutti: tra le pagine, sottolineature, note a margine, chiazze di gelato.
[...]
Nel momento in cui si scontrano con l'esperienza, le teorie dei manuali non funzionano, deludono, diventano problemi. E quando si prova a risolverne uno, ne spuntano fuori altri cento: il bimbo dorme ma non sogna, mangia ma non digerisce, ascolta ma non capisce.
Cercando un sistema di verità si finisce per generare un sistema di problemi e dimenticare il necessario: imparare a sbagliare.
Nessuno può evitarlo, come dice ancora Popper: "La storia della scienza, come quella di tutte le idee umane è storia di sogni irresponsabili, di ostinazioni e di errori".
La scienza, infatti, è una costruzione aperta e fallibile quanto gli uomini che la costruiscono. Invece di poggiare sulla roccia, è simile a una palafitta in una palude, secondo Popper: "Il fatto che desistiamo dai nostri tentativi di conficcare più a fondo le nostre palafitte non significa che abbiamo trovato un terreno solido. Semplicemente, ci fermiamo quando siamo soddisfatti e riteniamo che almeno per il momento i sostegni siano abbastanza stabili da sorreggere la struttura".
In fondo anche la storia di un genitore e di un figlio è una storia di sogni irresponsabili. Una storia di progressivo adattamento, di affrancamento coraggioso dai precetti che qualcuno ha impartito.
E benché la nostra palafitta non abbia né fondamenta né muri né porte, continua a stare lì, in piedi, come per miracolo".